Everyday History, MAH Santa Cruz

L’allestimento partecipativo Everyday History è stato progettato e realizzato per il Santa Cruz Museum of Art & History con il supporto dello staff del museo, proponendosi come uno spazio aperto per sperimentazioni sulle modalità di interazione con i visitatori.

Obiettivi

Everyday History ha l’obiettivo di stimolare il coinvolgimento del pubblico e di favorire relazioni intergenerazionali tra i visitatori all’interno della galleria storica del museo. L’idea alla base dell’allestimento è quindi quella di aggiornare la galleria storica—che si fermava alla narrazione del terremoto avvenuto in quest’area nel 1989—inserendo alcuni artefatti legati alla storia e agli avvenimenti accaduti nella Contea di Santa Cruz negli ultimi trent’anni. Per fare questo è stato deciso di cercare la collaborazione del pubblico sin dalle prime fasi di sviluppo del progetto, a partire dalla decisione degli oggetti da esporre.

Il valore attribuito agli oggetti

In Everyday History il valore attribuito agli oggetti non si riferisce al loro valore intrinseco, quanto piuttosto al loro valore simbolico, poiché portatori di significati, storie e vissuti personali dei membri della comunità di Santa Cruz: oggetti non ufficialmente riconosciuti quale patrimonio culturale sono utilizzati a livello locale per costruire un senso di comunità e di identità poiché ritenuti culturalmente significativi dalla comunità stessa.

I visitatori sono sia il pubblico, sia i soggetti, sia i curatori della mostra: pubblico poiché fruiscono dell’allestimento; soggetti poiché il portato simbolico degli oggetti emerge attraverso le storie che i visitatori stessi scelgono di condividere; e curatori poiché propongono quali oggetti andranno esposti.

Progettare per il pubblico: fasi progettuali ricorsive e verifiche intermedie

I visitatori—pur non essendo coinvolti direttamente nel processo progettuale (le attività proposte e le modalità di interazione sono state infatti interamente progettate istituzionalmente)—hanno tuttavia rivestito un ruolo fondamentale: essi sono stati, infatti, protagonisti delle verifiche intermedie che hanno portato a significative modifiche nell’allestimento per fare in modo che l’interazione fosse il più immediata e intuitiva possibile.

La prima fase di prototipazione del progetto ha visto la comunità di Santa Cruz coinvolta nella decisione degli oggetti da mettere in mostra: questo si è concretizzato in un evento serale al museo in cui i visitatori sono stati chiamati a proporre oggetti appartenenti agli anni ’80, ’90 e ’00 che ritenessero significativi per la storia recente della Contea. Il pubblico poteva sia proporre un oggetto scrivendolo su uno di tre grandi poster sistemati nell’atrio del museo, sia aggiungere commenti agli oggetti proposti da altre persone, rispondendo ad alcuni input pensati per stimolare la partecipazione:

  • “Come descriveresti quest’oggetto”
  • “Perché lo colleghi alla Contea di Santa Cruz?”
  • “Che cosa lo rende importante per te? Il suo significato è cambiato durante il tempo?”
  • “Ti ricordi quando lo hai incontrato per la prima volta?”

Con quest’attività sono stati raccolti circa trenta suggerimenti (ad esempio: skateboard, uniforme delle attività estive organizzate dei bambini in spiaggia, pantaloni per fare yoga, thè biologico, bicicletta, surf) e quasi un centinaio di commenti, che sono stati poi oggetto di analisi da parte di un team interno al museo per decidere quali includere nell’allestimento e quali invece scartare. Un’importante osservazione risultante da questa prima fase è che molte persone non hanno suggerito solo oggetti, ma anche luoghi della città (in particolare sale per concerti e alcuni negozi) che ora non esistono più o hanno cambiato destinazione d’uso e sono stati proprio questi luoghi ad aver suscitato il maggior numero di reazioni nei visitatori, che hanno condiviso memorie sia personali sia collettive riguardanti avvenimenti importanti per la recente storia locale. Inoltre le risposte dei visitatori hanno portato a ripensare semplificando gli input che da quattro nel prototipo diventeranno solo due nell’allestimento.

La progettazione dell’allestimento ha quindi preso avvio dai risultati ottenuti nella fase di prototipazione: avendo un discreto numero di oggetti e luoghi significativi tra cui scegliere, la decisione è stata di scartare quelli che avevano ricevuto pochi commenti e tenere una rosa di dieci oggetti che potessero realmente funzionare da catalizzatori di storie e memorie per un grande numero di persone appartenenti alla comunità della Contea. In questa fase è stato progettato di mostrare due oggetti a rotazione ogni tre settimane, che sarebbero stati esposti sia fisicamente che con fotografie e testi editati dallo staff del museo. L’allestimento presentava due interazioni principali con il pubblico: condividi la tua storia e suggerisci un oggetto. I visitatori potevano quindi sia scrivere commenti e memorie relative ai due oggetti esposti, attaccandoli poi con una puntina al di sopra degli oggetti stessi, sia suggerire quali altri oggetti o luoghi ritenessero significativi e volessero vedere esposti in futuro.

La risposta del pubblico, prima osservata sul prototipo, è stata valutata anche durante le prime tre settimane della mostra, comportando rilevanti cambiamenti nelle logiche dell’allestimento stesso. Infatti, trattandosi di una mostra partecipativa, è stato deciso di fissare più momenti di valutazioni intermedie per apportare modifiche che risolvessero eventuali problemi emersi sia dall’osservazione dei visitatori, sia da domande dirette agli stessi alla fine o durante la visita con l’obiettivo di ricevere un feedback sulle modalità di interazione proposte. Ciò che è emerso da questa seconda fase di verifica ha semplificato molto l’allestimento che per alcuni visitatori risultava avere un livello di complessità troppo elevato per stimolare il coinvolgimento. La presenza di due attività partecipatorie distinte (condividi e scegli), ma che richiedevano entrambe il racconto di memorie riguardanti oggetti della storia recente della Contea, ha scoraggiato infatti la partecipazione di quella porzione di pubblico che nell’economia del tempo di una visita veloce non voleva “perdere” tempo a capire il funzionamento delle dinamiche interattive, che si sono invece rivelate molto efficaci nel catalizzare l’attenzione di gruppi sia guidati che spontanei.

L’allestimento finale presenta dunque solo due oggetti—sempre a rotazione ogni tre settimane in modo da stimolare la ciclicità delle visite—che, esposti in teche trasparenti come veri e propri “oggetti da museo” focalizzano l’attenzione dei visitatori, riuscendo a diventare i motori che danno l’avvio a una narrazione condivisa di storie personali che diventando parte dell’allestimento stesso, si fanno patrimonio comune dell’identità della comunità. Durante le prime tre settimane di quest’ultima versione della mostra, è stato osservato che effettivamente sono aumentati i commenti del pubblico, anche da parte di visitatori singoli o turisti occasionali e in generale i primi feedback raccolti sono stati quasi interamente positivi.